LE LINEE GUIDA EBA E I FATTORI ESG

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LE LOM E I FATTORI ESG

Innanzitutto è bene ricordare cosa significa ESG.

ESG è l’acronimo di Environmental, Social and Governance .

Sono i tre capisaldi nella misurazione della sostenibilità di un investimento e, come previsto nelle LOM, rientrano finalmente anche nelle logiche di valutazione del merito creditizio sia nella concessione che nel monitoraggio.

Questo approccio di valutazione nasce dal concetto di “Triple Bottom Line”, noto anche come “Persone, Pianeta e Profitti” (PPP).

Introdotto per negli anni ’90 prevedeva che le imprese non si concentrassero solo sui “Profitti”, ma su ciascuna delle tre “P”, altrettanto importanti per la sostenibilità di qualsiasi impresa.

Il concetto si è poi evoluto nei fattori ESG, a cui fanno oggi riferimento le proposte di  investimento sostenibile e responsabile (Sustainable and Responsible Investing –  SRI).

I FATTORI ESG NELLE LINEE GUIDA EBA

Nelle LOM i fattori ESG vengono citati esplicitamente già all’Art. 56 che recita:

“Gli enti dovrebbero incorporare i fattori ESG e i rischi ad essi associati nella loro propensione al rischio di credito, nelle politiche di gestione dei rischi e nelle politiche e procedure relative al rischio di credito, adottando un approccio olistico”.

Ciò che però appare chiaro da una lettura più attenta dei capitoli successivi è che il regolatore si è concentrato decisamente sulla prima lettera dell’acronimo ovvero sulle tematiche ambientali.

Già nel capitolo successivo infatti troviamo quanto segue:

“57. Gli enti dovrebbero tenere conto dei rischi associati ai fattori ESG per le condizioni finanziarie dei mutuatari, e in particolare del potenziale impatto dei fattori ambientali e del cambiamento climatico, nella loro propensione al rischio di credito e nelle politiche e procedure ad esso relative……”

LA RILEVANZA DEI FATTORI AMBIENTALI NELLE LOM

E’ palese quindi che i tre fattori ESG (ambiente, aspetti sociali, buon governo societario) hanno, nelle LOM,  pesi e consistenze diverse tra loro.

Nell’attuale contesto è infatti evidente che la componente ambientale (compresi i rischi climatici) riveste un ruolo preponderante nella sensibilità di investitori e consumatori ed è l’ambito su cui si stanno maggiormente muovendo le imprese.

Sono sempre di più infatti le imprese, anche di medie piccole dimensioni che stanno modificando il proprio modello di Business verso una maggior sostenibilità incentrata , in primis, sulla riduzione dell’impatto ambientale e di transizione a un’economia circolare.

Ma non è solo questa la ragione che spinge le MPMI ad essere sempre più votate ad un modello di business sostenibile dal punto di vista ambientale .

A spingere in questa direzione sono soprattutto le imprese più grandi che dovranno ottemperare (in momenti diversi) alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) – 2022/2464/EU.

Ma cos’è la CSRD?

E’ una direttiva che fa parte del piano d’azione dell’Unione Europea sul finanziamento della crescita sostenibile (2018) e, in particolare, del Green Deal europeo (2019).

La CSRD fissa delle regole che hanno come obiettivo  rendere più chiare, complete e comparabili tra loro le informative non finanziarie pubblicate  dalle società europee nei loro bilanci integrati.

LE FILIERE

Le filiere sono quindi, di fatto, il volano della transizione. In primis vi è il cliente che nello scegliere prodotti e servizi oramai da tempo premia le aziende sostenibili.

Poi le grandi aziende, sollecitate dal mercato e dal regolatore, stanno  ridisegnando le proprie supply chain in modo da poter garantire che tutta la filiera sia coerente ai principi di impatto dichiarati nel bilancio integrato, misurando  l’intero impatto del prodotto.

Un percorso che quindi, inevitabilmente, coinvolge nel raccogliere e misurare l’impatto anche tutte le MPMI coinvolte nella catena di fornitura.

E’ ANCHE UNA QUESTIONE DI RISCHIO 

Il regolatore invita il sistema finanziario a considerare i fattori ESG nella concessione del credito, intercettando e valorizzando le aziende “sostenibili”.

Il percorso è ancora lungo;  a partire dalla tassonomia fino ad arrivare all’individuazione delle metodologie di assegnazione di un rating ESG passando per l’introduzione di finanziamenti con specifiche caratteristiche di sostenibilità (in particolare ambientale).

E’ palese che in questa prima fase ad essere coinvolte saranno in primis  le aziende corporate, più strutturate e con delle metriche da fornire alle Banche per la misurazione delle loro performance ma a seguire tutta la filiera verrà coinvolta.

Ma anche le PMI si stanno movendo  e l’EBA ha dato una forte accelerazione nel corso del 2021 introducendo  l’indice GAR (Green Asset Ratio) nel valutare  la qualità dell’attivo delle banche .

Si è ormai aperto un nuovo corso per le imprese su questo tema che sta , di fatto cambiando i modelli di Business e non solo per quanto attiene l’impatto ambientale (E – environmental)  ma anche relativamente alle altre 2 lettere (S – social – G– governance)

Ma di questo ne parleremo la prossima volta!